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Mamuthones
Testo di Marco Marcotulli

 

 

Prof. Raffaello Marchi
Mamuthones e Issohadores -   da Il Ponte anno VII/1951


 

Carnevale a Mamoiada
Dolores  Turchi
sunto tratto dal libro "Maschere, miti e feste della Sardegna"
Newton Compton Editori - Roma 1990
-

 

www.museodellemaschere.it

www.mamuthones.it

www.mascheras.net

www.mamuthonesmamoiada.it

 

L'etimologia della parola Mamuthone ha origini oscure, lontane. Fra le varie ipotesi a noi piace pensare che il nome derivi da Maimone: una specie di demone o di idolo bacchico della mitologia barbaricina. Il Mamuthone è più di una semplice maschera, ha in sé qualcosa di austero e di tragico insieme.

La loro patria è Mamoiada (NU) ed è qui che sfilano nei giorni più importanti del carnevale, sempre in un numero fisso, con il loro passo codificato ed i ruoli molte volte ereditari.
La vestizione delle maschere avviene in una cantina ed ogni Mamuthone è aiutato da parenti ed amici. Il gruppo è sempre composto da diciotto uomini, dodici Mamuthones e sei Issohadores.
I primi sono vestiti con pelli a pelo lungo sopra i normali vestiti, la maschera nera sul volto, la "berretta" (cappello) con sopra un fazzoletto marrone annodata sotto il mento. Sulle spalle di ogni uomo vengono legate serie di campanacci di diversa grandezza dal peso totale di circa venticinque/trenta chili, disposti con un ordine prestabilito in modo che i due più grandi (su binzichino) si trovino all'altezza delle spalle. Sul ventre vengono legati campanacci più piccoli.
La maschera è ricavata da legno di fico, di colore nero, intagliata in un'espressione triste, da vinto e qui citiamo un'affascinante teoria secondo la quale la sua origine deriverebbe dalla celebrazione di un'antica vittoria ottenuta dal popolo della Barbagia sui mori invasori.
Secondo questa ipotesi i Mamuthones non sarebbero altro che i mori sconfitti (da qui l'espressione della maschera) "imbovati" (legati come animali) e vestiti con gli abiti dei pastori. Gli Issohadores rappresenterebbero invece i sardi vincitori con indosso gli abiti sgargianti e colorati dei vinti. La  soha (una robusta fune) potrebbe essere un "ricordo" delle armi usate per catturare ed imprigionare i nemici.
Questa teoria è rafforzata anche dalla disposizione classica degli Issohadores che, stando davanti, dietro ed ai lati dei Mamuthones, sembrano guidarli e controllarli.
L'emozione data dai Mamuthones la prima volta che li si vede è molto intensa. Se si ha l'accortezza di seguirli in una strada senza folla si assiste ad una processione pagana in cui tutti i tetri partecipanti marciano ad un passo sincronizzato, come ad un ritmo di danza. Curvi sotto il peso dei campanacci danno un colpo di spalla a destra che corrisponde all'avanzare del piede sinistro e viceversa mentre la musica (e non il rumore) dei campanacci rimbomba fra le strette strade di pietra. La sincronia con cui il passo viene eseguito sembra una cosa del tutto naturale a chi non ha assistito alle ripetute prove ed alla iniziazione dei giovani davanti agli sguardi severi ed attenti degli anziani, con la berretta calata sugli occhi ed il bicchiere di vino in mano, pronti a sgridarli alla minima esitazione. I Mamuthones quando escono devono essere perfetti.
Ogni tanto, ma con il tempo scandito da un certo numero di passi e guidati dall'Issohadores che funge da riferimento, tutti insieme compiono tre rapidi salti su se stessi, seguiti da tre squilli più acuti di tutte le sonagliere. Subito dopo segue il pesante rumore dei piedi, che si lega al successivo squillo e colpo di spalla.

  Se potete scegliere e soprattutto se loro sono d'accordo, non seguite i Mamuthones mentre sfilano per il corso, magari in compagnia di altre maschere o dietro carri allegorici. Non potete dire di averli veramente visti se non li seguite nelle piccole strade di Mamoiada, se non entrate con loro nei cortili delle case degli amici dai quali ricevono vino e dolci e se non vi offrono di sedere con loro a bere prima di rialzarsi e continuare la loro processione danzata.
L'anima del Mamuthones non è sul corso, è più interna, fra le piccole strade dove la figura austera e dignitosa, tragica e misteriosa al tempo stesso, sembra parte del paesaggio.

Si ringrazia per la collaborazione la Pro-Loco di Mamoiada

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