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I Mamuthones testo introduttivo

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bibliografia

 


CARNEVALE  A  MAMOIADA

 

Dolores  Turchi

sunto tratto dal libro "Maschere, miti e feste della Sardegna"

Newton Compton Editori - Roma 1990 -

 

 

 

 Il carnevale di Mamoiada  si  identifica con  SOS MAMUTHONES  e  SOS  ISSOHADORES.

In questo carnevale sono presenti gli ultimi brandelli di un'antica cerimonia che in tempi lontani doveva svolgersi in onore del dio Dioniso per propiziare la pioggia.
Anche se ormai se ne è perduto il ricordo, restano i nomi e la gestualità che ne denunciano il rito agrario.

Le maschere sono chiamate  Mamuthones, e derivano il loro nome da  “maimatto”, ossia il tempestoso, colui che infuria  (nel senso che fa infuriare la tempesta).
Questo epìteto veniva dato allo Zeus Pluviale, divinità del mondo sotterraneo che veniva identificato con  Dioniso, che ogni anno moriva, per rinascere a primavera con la vegetazione dei campi, nel ciclo annuale dell'eterno ritorno.

I Mamuthones, quando mimano la sacra rappresentazione, eseguono una sorta di danza zoppicante. Si tratta dello squilibrio deambulatorio proprio delle feste dionisiache, necessario per risvegliare la vegetazione.
Essi sono tradizionalmente dodici, come i  mesi dell'anno, e sono circondati da otto guardiani detti  Issohadores  perché  muniti di un laccio  (soha)  col quale catturare la vittima  (il mamuthone), se questa tentasse di sfuggire alla morte che l'aspetta.

I campanacci che queste maschere portano sulle spalle e sul davanti hanno funzione  apotropaica, servono cioè per allontanare gli spiriti del male durante la cerimonia propiziatoria che in tempi lontani veniva rappresentata nelle varie fasi della passione e morte del dio.

I Mamuthones portano  sempre un fazzoletto da donna, di colore scuro, che contorna la maschera lignea (visera) e avvolge completamente la testa di chi lo indossa.
Questo indumento, appartenente al costume femminile, non manca mai nel travestimento, quasi si volesse mettere in evidenza l'androginìa del dio.

Un tempo queste maschere portavano gli indumenti alla rovescia, in segno di lutto per la divinità che stava per morire.

 

Dolores  Turchi

sunto tratto dal libro "Maschere, miti e feste della Sardegna"

Newton Compton Editori - Roma 1990 -