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I Vattienti di Nocera Tirinese testo introduttivo

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bibliografia

 

Rito del sangue nell'equinozio di primavera in onore di Attis e Cibele

(da J. G. Frazer, Il ramo d'oro, ed. Boringhieri Torino 1973)

"… il 24 marzo era conosciuto col nome di "il giorno del sangue": l'Arcigallo, o gran sacerdote, si cavava sangue dalle braccia e lo presentava come offerta. Non era egli il solo a far questo sacrificio di sangue. Eccitati dalla barbara musica dei cembali, dal rullio dei tamburi, dal soffiar dei corni, dal suono dei flauti, tutti i sacerdoti di inferior grado si gettavano nel vortice della danza, con la testa penzoloni e i capelli al vento e ben presto, smarriti nella frenetica eccitazione e resi insensibili al dolore, si tagliavan le carni con dei cocci e si laceravan la pelle con dei pugnali,per spargere sull'altare e sull'albero sacro il sangue che usciva dalle ferite (…) Nel giorno seguente, il 25 marzo, che veniva considerato come equinozio primaverile, la resurrezione divina era celebrata con selvagge grida di gioia."

Nella Frigia lo stesso rito era dedicato alla dea Cibele. I sacerdoti portavano in processione la statua argentata della dea che aveva il viso di pietra nera. Il corteo si muoveva lentamente, accompagnato da una musica rumorosa prodotta da pifferi e tamburelli e mentre i nobili attuavano una penitenza camminando scalzi, i sacerdoti si provocavano la fuoriuscita del sangue al ritmo dei suoni "onde far mostra di esser tutti presi da divino furore, in memoria del dolore di Cibele per la morte del suo caro Attis."