Testo della
dott.sa Cristina Sedda
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Mercoledì
delle ceneri ad Ovodda: tradizione e trasformazione
Il mercoledì delle ceneri a Ovodda è
una festa di difficile definizione. Infatti, pur ricoprendo solo larco di mezza
giornata, acquista significati innumerevoli ed imprevedibili.
Gli elementi della festa, i rituali, la partecipazione, il coinvolgimento e la
trasgressione fanno di questa giornata la giornata comunitaria per antonomasia, la
giornata trasgressiva per eccellenza, "sa die de me^uris de lessia"
(Mercoledì delle Ceneri)
La trasgressione è già nella data
calendariale coincidente con il primo giorno di Quaresima poiché questo è il giorno in
cui per la religione Cattolica si attua il passaggio dal periodo di Carnevale, in cui la
trasgressività non veniva osteggiata ma limitata in un dato ambito di tempo e in
convenzioni sociali ben definite, ai riti quaresimali. Mercoledì delle ceneri
cattolicamente dedicato al digiuno e alla penitenza.
Mercoledì alternativo in cui una comunità si consente uninusuale
permissività di comportamento, personale e collettivo, che costituisce, necessariamente,
la valvola di sfogo di conflitti e tensioni presenti nella collettività.
Una comunità che pur aprendosi verso il cambiamento e le trasformazioni sociali e
tecnologiche, non riesce a farle proprie del tutto e nello sforzo di accettarle le
esorcizza nel modo più liberatorio possibile, abbandonandosi ad urla, rumori assordanti,
bevute collettive, danze ecc.
Lunico punto fermo della festa consiste in un enorme fantoccio denominato Don Conte,
costituito da uno scheletro di ferro imbottito di stracci, di una bruttezza devastante,
volgare ed osceno, che tramite congegni meccanici adotta atteggiamenti... non proprio
puritani.
Viene in genere rappresentato di sesso maschile evidenziando ed accentuando gli attributi
sessuali, può anche assumere caratteristiche ermafrodite, mai però aspetti solamente
femminili. Il fantoccio trascinato da un carretto trainato da un asino costituisce il
centro della festa.
Don Conte apre una processione profana alla quale durante il percorso si accodano tutte le
persone che vogliono prenderne parte. Non esistono percorsi obbligatori, il carretto viene
fatto vagare durante tutta la giornata per le vie del paese a seconda dellestro e
dello stato debbrezza di chi lo guida; non esistono regole, la gente può seguire il
percorso, disperdersi in gruppi, perdersi e riincontrarsi; non esistono transenne che
delimitano chi fa spettacolo da chi lo guarda, la strada diventa un enorme palcoscenico in
movimento dove tutti sono contemporaneamente attori e spettatori.
Il coinvolgimento rituale a questa festa
avviene nellatto del prestarsi a farsi pitturare il viso dagli iniziati. La pittura
facciale è dobbligo infatti questa viene accettata o imposta. Un tempo,
neppure troppo lontano, il colore esclusivo di questa giornata era il nero. I volti, gli
abiti riflettevano questo colore. La giornata del mercoledì delle ceneri era riservata,
esclusivamente, agli uomini che attuando una sorta di contrario culturale si tingevano il
viso di nero e adottavano abiti vedovili femminili. A ciò si sovrapponevano elementi di
oscenità incontrollata, di disordine, di rappresentazioni giocosamente drammatiche della
morte e delle regole sociali comunemente accettate, per poterle poi riaffermare con più
forza nel vissuto quotidiano. Pur mantenendo alcune delle caratteristiche tradizionali,
nel corso degli anni, questa festa ha subito delle trasformazioni rilevanti.
La divisione sessuale che fino agli anni 70 comportava per le donne
lesclusione dalla giornata viene definitivamente superata con il loro ingresso al
corteo e la conseguente condivisione della festa.
Agli elementi classici della giornata si accompagnano elementi colorati e moderni di
travestimento estemporaneo, spesso labbigliamento è del tutto casuale, di oggetti
vari, di strumenti musicali, di animali di tutti i tipi, di arredi urbani presi in
prestito ecc..
La pittura facciale con laiuto della moderna cosmesi lascia spazio alla fantasia
individuale e privata rispetto a quella tradizionale, collettiva e pubblica;
questultimo tipo di pittura continua però ad essere prevalente anche nelluso
del colore nero composto da una mistura di sughero bruciato e polverizzato amalgamata
nellolio doliva.
La presenza di Don Conte nelle vie del paese, accompagnato in prevalenza da bambini e
ragazzi, è manifesta fin dalla mattina, ma lora dellaffluenza del resto della
folla al corteo non è certa, dipende dai bagordi della sera precedente e dallumore
collettivo. E caduto in disuso il tradizionale processo a Don Conte.
Questa allegra corte dei miracoli prosegue il suo cammino coinvolgendo e
trascinandosi dietro gli eventuali, pochi, refrattari. Non esiste una regia della festa.
Regna solo il frastuono delle urla, dei canti ritmati al suono di strumenti musicali
occasionali e scordati, di campanacci e di tutti gli oggetti più strani recuperati
alluso esclusivo di contribuire a creare rumore assordante, confusione sguaiata e
frastuono.
Gli atteggiamenti di ognuno sembrano slegati dal resto della massa, ma linsieme è
armonico, di unarmonia che è data dallaccettazione della propria ed altrui
sregolatezza ed esuberanza.
Al calar del sole il corteo accompagnato da lamentazioni funebri-oscene si avvia verso il
ponte più alto del paese dove il fantoccio in fiamme viene sospinto.
Il corteo immediatamente si scioglie ed è
questa la vera fine del Carnevale. |